10 gennaio 2013

Lei sa che non è così

...dal libro "Se niente importa" di Jonathan Safran Foer...

Grazie per aver condiviso con me la trascrizione dei pensieri di Nicolette.
Io lavoro alla PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), mentre Nicolette è una produttrice di carne, ma penso a lei come un alleata nella battaglia contro l'allevamento intensivo, ed è mia amica.
Sono d'accordo su tutto quello che dice sull'importanza di trattare bene gli animali e sui prezzi della carne prodotta negli allevamenti industriali tenuti artificialmente bassi.
Sono senz'altro d'accordo che chi mangia gli animali dovrebbe mangiare solo animali cresciuti al pascolo nutrendosi di erba, soprattutto i bovini.
Ma qui casca l'asino: Perchè mai mangiare gli animali?

Primo, pensa all'ambiente e alla scarsità di cibo: non c'è differenza etica tra mangiare carne e buttare un enorme quantità di cibo nella pattumiera, perchè gli animali che mangiamo trasformano solo una piccola frazione di cibo che ingeriscono in calorie di carne: ci vogliono da 6 a 26 calorie di mangime perchè un animale produca una sola caloria di carne.

La stragrande maggioranza di quello che coltiviamo negli Stati Uniti va a sfamare gli animali-parliamo di terra e cibo che potremmo usare per sfamare esseri umani o per salvaguardare la natura-, e lo stesso accade in tutto il mondo, con conseguenze devastanti.
Il relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all'alimentazione ha definito un <<crimine contro l'umanità>> trasformare cento milioni di tonnellate di cereali e mais in etanolo, mentre quasi un miliardo di persone soffre la fame.

Quindi che genere di crimine commette l'industria zootecnica che usa 756 milioni di tonnellate di cereali e mais all'anno, più che sufficiente a sfamare adeguatamente il miliardo e mezzo di persone che vivono in estrema povertà?
E quei 756 milioni di tonnellate non tengono conto del fatto che anche il novantotto per cento dei 225 milioni di tonnellate di soia prodotte nel mondo serve come mangime per gli animali.
Favorisci una grossa inefficienza e pompi il prezzo del cibo per i più poveri della Terra anche se mangi solo carne Nimin Ranch (azienda produttrice di carne non intensiva).
E stata questa inefficienza - non il costo ambientale e neppure il benessere degli animali- a indurmi a smettere di mangiare carne.

Alcuni allevatori ci tengono a sottolineare che esistono habitat marginali dove non si può coltivare cibo ma si può allevare bestiame e che il bestiame può fornire sostanze nutritive quando i raccolti si rovinano.
Queste argomentazioni, però, hanno un fondamento serio solo per i paesi in via di sviluppo.
Lo scienziato più noto del settore, Rajendra Kumar Pachauri, presidente dell' IPCC (Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico) e vincitore del premio Nobel per la pace per il suo lavoro, sostiene che tutti gli abitanti del mondo sviluppato dovrebbero optare per una dieta vegetariana, solo per ragioni ambientali.
Naturalmente è la questione dei diritti degli animali a farmi stare alla PETA, e la scienza di base ci insegna che anche gli altri animali sono fatti di carne, sangue e ossa, proprio come noi.
Un allevatore di maiali canadese ha ucciso delle donne, appendendole ai ganci dove si appendono normalmente le carcasse dei maiali.
Nel corso del processo, ha suscitato un profondo orrore e un disgusto viscerale la rivelazione che alcune delle donne sarebbero finite nel piatto di persone convinte di mangiare il maiale di quel produttore. 
I consumatori non erano in grado di distinguere tra carne trita suina e carne umana. Certo che non erano in grado. Le differenze anatomiche tra esseri umani e maiali (e polli, manzi ecc) sono insignificanti rispetto alle somiglianze: un cadavere è un cadavere, la carne è carne.

Gli altri animali possiedono i nostri cinque sensi. E sempre più capiamo che hanno bisogni emotivi, psicologici e comportamentali che l'evoluzione ha creato in loro proprio come in noi.
Gli altri animali, come gli esseri umani, provano piacere e dolore, felicità e tristezza.
Il fatto che gli animali siano mossi da molte delle stesse emozioni che toccano noi è ben attestato. 
Chiamar <<istinto>> l'intero complesso delle loro emozioni e dei loro comportamenti è stupido, cosa su cui Nicolette è d'accordo.
Trascurare le ovvie implicazioni morali di queste somiglianze è facile al mondo d'oggi: è comodo, vantaggioso e frequente. E anche sbagliato.
Ma non basta sapere soltanto cosa è giusto o sbagliato: l'azione è l'altra, più importante faccia della medaglia del giudizio morale.
L'amore di Nicolette per i suoi animali è nobile? Lo è quando la spinge a vederli come individui e a non voler fare loro del male. Ma quando la spinge a farsi complice della marchiatura, della sottrazione dei piccoli alle madri e dello sgozzamento degli animali mi è più difficile capirla.
Ecco il perchè: prova ad applicare le sue argomentazioni sul consumo di carne all'allevamento di cani e gatti, o magari di esseri umani.
Molti di loro perderanno la loro simpatia.
Di fatto quello che lei sostiene suona spaventosamente simile (ed è strutturalmente identico) alle affermazioni di quegli schiavisti che sostenevano di trattare meglio gli schiavi senza abolire la schiavitù.
Uno potrebbe ridurre una persona in schiavitù e garantirle <<un buona vita e una morte facile>>, come dice Nicolette parlando degli animali d'allevamento.
E preferibile che maltrattare quello schiavo? Certo.
Ma nessuno se lo augurerebbe comunque.
...

Mangiar carne può essere <<naturale>>, e la maggior parte della gente può trovarlo accettabile-certo che gli uomini lo fanno da un sacco di tempo-, ma queste non sono argomentazioni morali.
In realtà tutto il progresso morale e sociale dell'umanità rappresenta un superamento esplicito di ciò che è <<naturale>>.
E il fatto che nel Sud quasi tutti fossero a favore della schiavitù non dice niente sulla sua moralità.
La legge della giungla non è uno standard  morale a prescindere da quanto può far sentire meglio i carnivori per il fatto che mangino carne.
...

Di solito prendere una decisione morale comporta una scelta tra conflitti d'interesse seri e inevitabili.
In questo caso i conflitti d'interesse sono: Il desiderio umano di un piacere del palato e l'interesse animale di non essere sgozzato.
Nicolette ti dirà che loro danno all'animale <<una buona vita e una morte facile>>.
Ma la vita che danno ai loro animali non è neanche lontanamente buona come la maggioranza di noi garantisce ai propri cani e gatti (possono dare agli animali una vita e una morte migliore della Smithfield-allevamento intensivo, ma buona?).
E in ogni caso che genere di vita finisce a dodici anni, che con le debite proporzioni sarebbe l'età umana degli animali più vecchi della fattoria di Bill e Nicolette, fatta eccezione per quelli da riproduzione.

La decisione di mangiare carne in generale (anche se prodotta con metodi meno crudeli) porterà altri che conosci a mangiare carne prodotta in allevamenti intensivi che magari non avrebbero mangiato. 
Che messaggio trasmettono i leader del movimento per la <<carne etica>>, come i miei amici Eric Schlosser e Michael Pollan e persino gli allevatori della Niman Ranch, se dalle loro tasche escono regolarmente soldi che finiscono all'industria zootecnica?

Jonathan Safran Foer

Queste pagine mi fanno molto riflettere sulla responsabilità che ha ognuno di noi, in ogni scelta che fa, verso il mondo intero.
Ogni piccola scelta personale può condizionare gli altri e provocare un grosso cambiamento nella vita di tutti i giorni, ogni scelta può cambiare il "normale" vivere, le abitudini e i modi che spesso si usano senza pensare all'enorme impatto negativo che possono avere su ognuno di noi.

La responsabilità non si compra e non si vende, ma è dovere di tutti divulgarla il più possibile.

La scelta alimentare è quella più importante.

Max




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